Parrocchia del Sacro Cuore di Gesù

e San Mariano - Bertipaglia (PD)

Icona della Misericordia

ICONA DELLA MISERICORDIA

 

In questi giorni nella nostra Chiesa, dedicata al Sacro Cuore di Gesù, è stata posta un’icona bizantina, che rappresenta Gesù Cristo che appare agli apostoli e mostra il suo Cuore Misericordioso.

Don Gianni seguendo le indicazioni del Concilio, che propone un rafforzamento del ruolo delle figure simbolico-sacramentali nella liturgia, cogliendo l’occasione del rinnovo della tinteggiatura interna della chiesa e constatando la necessità di porre anche nella nostra Chiesa “nuova”, un’immagine che richiami l’amore misericordioso del Cuore di Gesù, ha fatto la scelta di un’Icona bizantina, che abbia la funzione di risvegliare e nutrire la fede nel Mistero di Cristo.  La scelta è stata sottoposta al parere dei Catechisti, del Consiglio per la Gestione Economica, dell’arch. A. Ruffato, e  di molti parrocchiani, che,  quasi nella totalità, ne hanno incoraggiato la realizzazione, e hanno già offerto per una buona parte della spesa.

E’ stata richiesta l’approvazione anche della Commissione Diocesana dei Beni Artistici, la quale in data 9/12/2013 ha dato il suo parere favorevole. L’opera è stata compiuta su tavola da Luciano Canal di Murano, riportando un affresco di Kiko Arguello che si trova in originale nella Chiesa di San Bartolomeo in Tuto a Scandicci (Firenze), e poi riprodotto in parecchie Chiese del mondo. Questa Icona è un’immagine sacra, preziosa, non tanto per quello che costa (10 mila euro), ma per il suo grande valore liturgico, teologico e artistico.

Le Icone hanno origine nei primi secoli del cristianesimo nella Chiesa d’Oriente. Sono dette bizantine.  Bizanzio, l’attuale Instambul, era la sede del principale Patriarcato della Chiesa Orientale. Sono state dipinte su tavole e collocate principalmente nelle antiche Basiliche della Grecia, della Persia e Siria, e della Russia.
Il pittore di icone non imita, non rappresenta, ma essenzialmente toglie il velo, abbatte il muro di separazione, fa comunicare questo e l’altro mondo.

L’iconografia nasce con  Cristo, icona del Padre invisibile. Egli ristabilisce nell’uomo l’immagine di Dio che il peccato aveva offuscato, cosicchè l’uomo, trasformato a Sua immagine, diventa la più commovente icona di Dio.  L’arte delle icone non è inventata dagli artisti, è una istituzione che viene dai Santi Padri e dalla Tradizione della Chiesa (II^ concilio di Nicea 787). Esprime la visione della Chiesa che contempla il mistero di Dio e la sua Incarnazione. Le figure hanno una apparente rigidità, che però sottolinea la potenza interiore.  La prospettiva è rovesciata. Mentre nell’arte rinascimentale il quadro è concavo e invita colui che lo osserva ad introdursi nell’opera, al contrario nell’iconografia orientale, che sono convesse e nelle quali il punto di fuga è all’esterno, è il Cielo che annuncia un evento a colui che guarda.
L’icona è segno del mistero di Dio, che dal cielo viene incontro a noi, per comunicarci la vita divina. L’oro che fa da fondo dell’immagine è segno della divinità e del cielo.        
“L’icona descrive lo sconvolgente amore reciproco: l’amore folle di Dio per l’uomo e in risposta la passione dell’uomo per il suo Dio. E’ il desiderio pre-eterno di Dio di diventare uomo, affinchè l’uomo diventi Dio”.(P.Evdokimov).
Con l’icona il Signore ci dona la sua Parola di amore e di Vita. Infatti essa presenta sempre un brano della Parola di Dio, con la quale Egli ci dona la Verità, la grazia della Salvezza e della Vita Eterna.
Queste raffigurazioni trovano la loro giusta collocazione nelle chiese e nei luoghi dove si celebra la liturgia.

 L’ICONA DELLA MISERICORDIA - questo è il nome del dipinto collocato nella nostra Chiesa – ci presenta Cristo Risorto, che viene in mezzo a noi, che siamo a porte chiuse per la paura della morte, come gli Apostoli nel Cenacolo, e dice: “ Pace a voi.   Ricevete lo Spirito Santo per il perdono dei peccati.   Non temete!   Io ho vinto il mondo.  Andate e portate a tutti il mio Vangelo.  La mia gioia sarà in voi e la vostra gioia sarà piena.”
Questa Icona ha un significato ecumenico. Infatti presenta Gesù che unisce il gruppo di  apostoli che sono alla sua sinistra, nel lato orientale, (il primo è s.Andrea), con il gruppo che sta alla sua destra, nel lato occidentale, (il primo è s.Pietro).  Cristo  unisce la Chiesa d’Oriente a quella d’Occidente, affinchè  possa respirare a due polmoni, e sia testimonianza dell’Amore e dell’Unità,  per  portare il Vangelo in tutto il mondo.
Kiko Arguello, pittore spagnolo molto affermato, della scuola di Matisse, Brasque e Picasso,convertitosi alla fede cristiana all’età di 21 anni dopo una crisi esistenziale che lo stava portando alla negazione totale della vita,  afferma che: La pittura e l’arte hanno un linguaggio estetico che richiama la bellezza, e Dostoevskij ha scritto che: “il mondo sarà salvato dalla bellezza…La bellezza è Cristo . Perciò è importante per la Chiesa d’Occidente, che deve ripensare  con quale estetica può compiere la sua missione di evangelizzare il terzo millennio, avere l’aiuto della Chiesa d’Oriente che ha conservato il canone della Tradizione primitiva:
Guardando ad Andrej  Rublev, la cima più alta dell’arte cristiana di tutti i tempi, possiamo ripensare alla sintesi della quale ha bisogno il momento culturale cristiano di Occidente:  recuperare un’immagine  che sia capace di riflettere il contenuto della nostra fede. Ciò significa: riscoprire la fede in Cristo, che è l’immagine dell’uomo nuovo, celeste.  Saper plasmare la nostra fede in una estetica che non sia anacronistica, né archeologica, ma basata sulla Tradizione di sempre, dato che c’è un solo Spirito, immutabile, uguale al Padre, che agisce nella storia con i suoi doni di Grazia e di Sapienza.  Tutto questo per amore all’uomo, al più povero, anche se non sufficientemente istruito, perché possa trovare nell’immagine religiosa una vera emozione estetica che l’aiuti nel suo cammino di fede. L’arte religiosa deve diventare un riflesso dell’anima, un annunzio celeste, un annuncio Kerigmatico, una Buona Notizia, che si attualizza e si realizza nel momento in cui si guarda, analogamente a quanto fanno i sacramenti, che rendono presente l’atto salvifico di Cristo, proponendolo come salvezza nell’oggi e nell’adesso”.

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